Il peggio non ha limiti ma nemmeno il meglio

Puntata 7 il grande cambiamento

E qui devo dire che cambierò i nomi delle persone,perché molte di loro sono vive, inoltre parlerò di cose delicate, e quindi devo stare attento a non offendere la sensibilità di nessuno non sarà facile scrivere il resto della storia perché ancora più tragica e dolorosa per me, anche ora al pensarci mi vien viglia di non metterla per iscritto, ma credo sia più giusto farlo, sarà doloroso, lo so, in certi punti sembra incredibile,ma allora le cose succedevano realmente così. Mi sono fermato per diversi mesi, ed avevo quasi deciso di non proseguire con la storia, Troppo delicato quello che sto per scrivere, a volte incredibile e molto doloroso anche per me,non me sentivo proprio di proseguire, e non sapevo nemmeno come scrivere di certi fatti, ora dopo aver vagliato per bene tutto ho pensato che sarà meglio scriverlo, cambiando i nomi, e cercando di rendere più leggera la realtà usando termini meno espliciti; non è facile ma ci provo, chi legge potrà commentare ed aiutarmi, consigliandomi delle correzioni, accetto i suggerimenti, io da parte mia, cercherò di scrivere più realmente possibile,non c’è in questo racconto nulla scritto per condannare qualcuno o per far del male e meno ancora nulla è messo per iscritto per giudicare fatti o persone,sono cose successe realmente, che potrebbero succedere ancora…anzi da qualche parte sicuramente, succedono ancora, visto che l’essere umano è ancora capace di azioni animalesche, basti pensare alle guerre, ai genocidi ed agli abusi, che ancora oggi vengono perpetrati da persone che si considerano civili. Le date non le metto, non le ho…. quindi anche l’ordine delle cose potrebbe essere diverso, i tempi non hanno importanza, sono i fatti importanti. Siamo intorno al 1971 , era inizio anno, poco prima del mio compleanno, ero in collegio all’ Emiliani di Treviso facevo la prima media durante le vacanze invernali ero rimasto in collegio, mi sembra che ero l’unico ragazzo che non era andato a casa non avevo una casa e non avevo una famiglia, durante le feste i preti mi avevano insegnato ad andare in bicicletta usando una piccola bici che qualche ragazzo aveva lasciato in collegio, nel giro di qualche giorno avevo imparato ad andare in bici, colmando questa lacuna. il rettore mi aveva anche tagliato i capelli, ero sempre con le scarpe bucate, ed i vestiti mi venivano passati dalle signore che lavoravano come guardarobiere nell’istituto, praticamente mi passavano i vestiti che i ragazzi lasciavano in istituto, perché non sarebbero più tornati, così loro facevano in modo di crearmi un guardaroba. Me le ricordo ancora tutte, per me erano come delle zie,e loro mi aiutavano tantissimo. Naturalmente anche i preti si rendevano conto che la mia situazione era molto grave, ero completamente abbandonato a me stesso,a parte qualche aiuto dei miei zii di Castelcucco , io non avevo nessuno a cui rivolgermi.Credo sia per questo che dopo le feste di Natale, il direttore,mi chiamò nel suo ufficio, si fece seguire lungo i corridoi del collegio, mi trovò un vestito che mi fece adattare dalla guardarobiera, si trattava di giacca pantaloni camicia, ed un paio di scarpe. Poi tornati nel suo ufficio da dietro la macchina da scrivere tirò fuori una stecca di cioccolato che mi diede, e mi disse che la domenica successiva sarebbe venuto a prendermi un signore che voleva conoscermi…. e mi mando’ a raggiungere i miei compagni, con la stecca di cioccolato tra le mani….e tante domande in testa….MI chiedevo ” ma cosa sta succedendo?” , ” cosa vorrà da me sto tizio”.

Così la domenica dopo mi venne a prendere questo signore…..il direttore dell’istituto, che già lo conosceva, me lo presenta, e mi invita ad andare con questa persona, che mi dice di chiamarsi Giovanni, e che mi invitava a mangiare a casa sua, con la sua famiglia. Ora Giovanni aveva circa 31 anni,ed era un farmacista di professione, come anche suo papa’ lo era stato a suo tempo. Non ricordo di cosa abbiamo parlato esattamente in macchina, ricordo che arrivati davanti un palazzone, mi disse che eravamo arrivati, mi fece scendere dall’auto e salimmo con l’ascensore al piano dove abitava con la sua famiglia. Ad aprirci la porta c’era la moglie ed una bambina di cinque anni, ci salutammo e fui invitato ad entrare, cosi ho conosciuto la moglie Maria e la piccola Lisa, poi vidi il bimbo piccolo che era nato da poco che si chiamava Luca. Il loro appartamento era grande,e molto bello con tantissimi quadri alle pareti, e per me che venivo dal collegio, era molto caldo, in collegio non era freddo ma un tiepido normale, invece in quella casa era caldissimo. Non posso ricordare di cosa abbiamo parlato, ma credo che mi abbiano fatto tante domande, io invece piccolo, timido, ed un poco frastornato dalle novita’ non credo abbia domandato molto… abbiamo pranzato assieme, era la prima volta che mangiavo in una famiglia fuori dall’istituto, il cibo era buonissimo naturalmente ma la giornata era stata intensa per me’, ricordo che al rientro in collegio il direttore mi chiese come era andata, ed io risposi che era andato tutto bene, mi chiese se mi era piaciuto, ed io dissi di si, come era naturalmente, ma ero un poco frastornato con la testa piena di domande e di dubbi .. non riuscivo a capire cosa fosse esattamente successo e perché, e non avevo il coraggio di chiedere nulla. Il direttore non mi disse nulla, ma da allora Giovanni venne a prendermi spesso la domenica per portarmi a casa sua, diventando un appuntamento costante, ed io aspettavo spesso la domenica per questo. La seconda volta che venne a prendermi in auto, appena saliti per andare a casa sua, mi fece un regalo, dicendomi che era il mio compleanno, io fino ad allora non sapevo nemmeno quale fosse la mia data di nascita, e non credo di aver saputo nemmeno quanti anni avevo, Giovanni mi regalò un bellissimo orologio,il mio primo regalo. Mi disse che avrei potuto chiamarlo come volevo, o come mi sentivo di chiamarlo… ed io optai di chiamarlo per nome,non ero abituato a dire altri termini, perché non li conoscevo e non li avevo mai usati. Piano piano cominciai ad andare con loro in gita al Piave, in giro al mare, ed in posti che non avevo mai visto..Giovanni una domenica ci porto’ a vedere le grotte del Calieron a Fregona, che allora erano allo stato naturale, imparai che era molto preparato in tutto, qualsiasi cosa che chiedevo lui me la spiegava, aveva una grande cultura ed era molto preparato. Giovanni durante quelle uscite faceva foto, vorrei pubblicarne qualcuna….ora provo a recuperarle.

Ricordo che con la sua famiglia ed una famiglia di amici andammo al Piave.. ricordo che fu una giornata divertente e bella, ed io cominciavo a sentire il calore della famiglia..la sera poi quando rientravo in collegio, Maria mi dava sempre qualcosa da mangiare da portare in collegio con me, forse perché ero piccolo e magro e pensava che avessi fame, invece per me quella cosa che mi dava da mangiare mi dava calore e sicurezza, mi piaceva ricevere un regalo cosi… Non era la fame di cibo… era la fame di affetto, e questi piccoli regali di cibo colmavano la fame di affetto di un ragazzino che non sapeva cosa fosse. I tempi non li conosco, ma credo sia importante… Giovanni amava uscire ed andare i giro la domenica, Durante una uscita a Jesolo, dopo una giornata a giocare in spiaggia, in macchina, mentre si tornava verso Treviso, Giovanni ci fa’ notare un aereo, io non riuscivo a vederlo…Giovanni allora comincia a chiedermi se vedevo le cose.. mi indicava un albero , una casa, ed altre cose…… Si era reso conto che non ci vedevo bene…io a scuola mi ero accorto che da diverso tempo dovevo tirare gli occhi per vedere la lavagna, ma non ci avevo fatto caso, avevo due professoresse che facevano di tutto per mettermi in difficoltà e non sapevano insegnare, perché non bisogna solo insegnare, loro avrebbero dovuto appassionarmi, invece il loro insegnamento era sterile e senza passione, forse questo, ed il fatto che facevo fatica a vedere cosa scriveva alla lavagna, faceva si che io non fossi in grado di stare al passo con le lezioni ed anche la sera non riuscivo a vedere la televisione, dovevo mettermi molto vicino ed avevo trovato il trucco che se con le mani tiravo gli occhi sui lati allora ci vedevo meglio. Giovanni se ne rese conto subito, e mi porto’ da un oculista che mi diagnostico’ la miopia..tutto questo a sue spese, tenendo presente che una visita oculistica da un privato costa molto… ma non solo, mi pagò i miei primi occhiali.

Ma io avevo una famiglia, avevo ancora un papà che non ricordavo nemmeno più, avevo un fratello ed una sorella, ma ormai non me li ricordavo nemmeno, almeno fino a che un giorno mia sorella mi viene a far visita in collegio, per informarmi che mio papà era stato investito da un’auto, ma che era vivo anche se aveva riportato gravi lesioni… e cosi vidi mia sorella, che ormai non ricordavo nemmeno e che se quando mi hanno chiamato non mi avessero detto che c’era mia sorella che mi aspettava, io non la avrei nemmeno conosciuta. Qualche tempo dopo anche mio fratello tornato dalla svizzera mi è venuto a trovare, si era comperato l’auto e venne a farmela vedere, restammo assieme circa un’ora. Ma il direttore lo volle conoscere , e mio fratello ci fece anche una brutta figura perché, disse al direttore che se non mi comportavo bene, mi doveva picchiare. Io ero un bambinello, ma mi resi conto delle stupidaggini che mio fratello aveva detto, ed un poco me ne vergognai , ma mio fratello aveva circa venti,ventuno anni, e non aveva nemmeno lui nessuna esperienza da genitore o fratello se ne era andato di casa giovane, mia mamma era morta che lui era un ragazzo, non aveva nessuna esperienza di vita. Poi lui credo dovesse tornare in Svizzera dove lavorava e mi salutò. Ora ero sicuro di avere ancora un padre un fratello , ed una sorella….ma feci presto a dimenticarmene, erano stati pochi minuti….

In collegio io avevo un educatore, Don Bordignon, era buono,ed anche bravo ci aiutava con i compiti difficilmente serviva che sgridasse qualcuno, aveva anche molta pazienza. Col tempo giovanni lo conobbe e diventarono amici,durante una uscita in montagna, Giovanni lo invitò a venire con noi, e restare per un paio di giorni in un rifugio in montagna gestito da degli amici suoi, che praticavano l’alpinismo e che quell’anno avevano preso in gestione un rifugio, e cosi’ anche Don Bordignon un fine settimana venne con noi in montagna. La camminata per arrivare al rifugio era lunga, ma alla fine arrivammo, li c’erano gia’ diverse persone che ci aspettavano, passammo due giorni molto belli. Io poi sono sempre stato un amante della natura, e quindi la montagna mi appassionava moltissimo.

e questa è una delle foto fatte da giovanni mentre eravamo a tavola in rifugio, al mio fianco c’è il mio educatore di allora avevo gia’ i miei primi occhiali credo di aver avuto intorno ai 12 anni. Poi quando la domenica ero a casa di Giovanni, mi divertivo a giocare in cortile con Lisa, a volte con noi c’era il nonno Alessandro, che ormai era vecchio, e stava in cortile un poco con noi. Lisa aveva una macchinetta a pedali con cui ci divertivamo a fare le corse, ormai erano diventati come dei fratelli, e più il tempo passava più io mi inserivo e mi affezionavo a questa famiglia, avevo conosciuto i genitori di Giovanni, che abitavano nell’appartamento al piano inferiore, ed avevo conosciuto i nonni da parte di sua moglie che andavamo a volte a trovare a Vittorio Veneto, ormai ero di casa, ed avevo gia conosciuto tantissimi parenti, quando andavamo in visita, io facevo parte della comitiva. Anche i parenti mi trattavano come se facessi parte della famiglia…Io crescevo e cominciai a far visita andando da solo ogni tanto il pomeriggio,girando, quando uscivo per Treviso con gli amici dell’istituto, a volte arrivavo fino a casa loro a trovarli. E si cresceva velocemente, ormai in cortile con noi e con il nonno veniva anche Luca a fare le corse con la macchinina a pedali, il Nonno Alessandro invece poverino era sempre più vecchio, e parlava sempre di meno finché si ammalò e non scese più con noi in cortile. La nonna Ada era la moglie del nonno Alessandro, ed era dolcissima, quando venne a sapere che mi piacevano gli gnocchi me li fece e furono i più buoni che io abbia mai mangiato. Fu comunque un periodo molto bello, ed arrivo’ l’estate, andai a trovare i miei zii di Castelcucco quell’estate non vedevo l’ora dì stare un poco con mio cugino che io amavo molto…come sempre mio zio e mia zia mi accolsero a braccia aperte, si prospettava una estate molto bella…..ma come spesso succede le cose andarono in maniera diversa da quel che pensavo..o speravo..

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