puntata 6 Quando la vita cambia drasticamente
Il tempo passava, e piano piano le cose in bene o in male cambiavano, quando diventai più grandino e d’estate andavo dagli zii, davo una mano , e sia io che mio cugino più giovane, si facevano sempre più lavori per aiutare. Mio cugino guidava molto bene la moto di mio zio e tutti i macchinari per tagliare il fieno, ogni tanto si andava a portare il mais da macinare al mulino, oppure a far la spesa, mio cugino più grande si era comprato una fiat 500, e quindi una delle vespe rimaneva a casa a volte la usavamo noi ragazzini per fare commissioni. Mio zio si fece la patente pure lui.Le prime volte avevamo circa 10 anni che sono andato in moto con mio cugino naturalmente avevo paura…. ma poi, visto che guidava bene ed era molto attento ci presi gusto, e comincio’ a piacermi. Avevo però il terrore a guidare, ed il massimo che guidai fu la macchina per tagliare il fieno, sotto la supervisione di mio zio che mi spronava e mi insegnava, la guidai con il carro pieno di fieno durante un periodo che mio cugino Gino era via, e mio zio Vittorio mi insegnò a guidarla. Questo mi fece molto piacere per due motivi, perché mio zio mi dava fiducia, e perché cosi potevo contribuire un poco anche io. Mi sono chiesto spesso come facesse mio zio con una bocca in più da sfamare, ma non me lo ha mai fatto pesare, ogni volta che arrivavo a casa loro era una festa, come se fossi un loro figlio. Ormai lavoravano sia mio zio, mio cugino Gianni, e mia cugina Gianna, quindi a casa rimanevamo,io mia zia, e mio cugino che aveva la mia stessa eta’. Nel frattempo la vallata era molto cambiata, un chilometro prima del borgo dove abitavano i miei zii, avevano costruito un enorme allevamento di maiali che scaricava nel torrente i liquami. Nel giro di poco tempo, il torrente morì completamente morirono pesci gamberi, e tutto ciò che viveva in acqua o intorno ad essa, sul fondo si depositavano i liquami e non si poteva più entrare in acqua nemmeno con i piedi, persino l’acqua che arrivava al mulino del fabbro cambio’ colore e mia zia non pote’ più ne lavare le stoviglie ne lavare i panni. La puzza e gli odori che salivano dal torrente o che arrivavano dall’allevamento erano insopportabili e la bellissima vallata, divenne invivibile. Nel frattempo al ritorno dalle ferie avevo appena finito la quarta elementare, non rientrai in collegio a Pederobba, ma fui trasferito in un altro istituto a Treviso, dove invece delle suore c’erano Preti, e qui ritrovai molti amici che erano alla casa del sole a Pederobba con me. Forse in questo collegio erano molto più preparati per educare, ma per me fu molto difficile abituarmi, le suore di Pederobba non mi avevano abituato ad essere indipendente, qui a Treviso feci fatica ad abituarmi ad esserlo e questo in parte influì nella resa scolastica. Qui potevo uscire dall’istituto, e passeggiare per treviso, le prime volte accompagnato, e poi anche da solo. Non uscivo quasi mai, non ero abituato ed un poco avevo paura. Anche qui gli industriali a natale ci facevano un regalo ed in parte era di soldi, cosi mi potevo comperare durante l’anno il dentifricio il sapone e magari mangiarmi anche un gelato preso nel bar all’interno del collegio fu la prima volta che ebbi del denaro da spendere come volevo, e di esperienza io non ne avevo. Erano circa 5000 lire,mi sembra e dovevo farle durare fin l’anno successivo, cosa praticamente impossibile, anche perché avevo bisogno di scarpe e di tagliarmi i capelli… I primi tempi i capelli me li tagliava il direttore del collegio, e le scarpe me le procurava sempre il collegio…durante le feste di Natale quell’anno rimasi in istituto,assieme a pochi altri, però da allora i preti cercarono di insegnarmi ad uscire,ed a essere indipendente, perché ero parecchio addormentato, su tutto. L’anno scolastico andò malissimo andavo a scuola fuori dall’istituto ci andavo a piedi, ma ero considerato male perché orfano che proveniva da un collegio, sia la mia insegnante che i miei compagni di classe trevigiani mi trattavano come se Fossi un extracomunitario, l’insegnante poi faceva di tutto per non aiutarmi.. era una forma di razzismo , lo stesso che molti decenni dopo vidi sugli extracomunitari. La maestra di quinta mi trattava come un ritardato, ed era una persona che parlava molto delle sue cose, che aiutava solo i più ricchi e ben vestiti. Credo che i ragazzi nelle mie condizioni lei non li ritenesse degni della sua classe. Me ne resi conto un giorno in cui fui spostato in un altra classe, perché la maestra stava male, e divisero la quinta con altre classi, io fui messo in una classe di un maestro ritenuto cattivissimo, ma che io trovai molto bravo e che mi trattò normalmente, fu il giorno di scuola più bello di quell’anno, non solo era stato molto interessante, ma partecipai alle discussioni, fui interrogato, ed il maestro mi fece i complimenti. Purtroppo però il resto dell’anno con la mia maestra fu un calvario, e fui bocciato. Non fui bocciato perché ero asino… fui bocciato perché la mia maestra non mi voleva in classe con lei. fece di tutto per farmi bocciare…. anzi, certe persone bisognerebbe controllare se sono in grado di insegnare perché ogni bocciatura è una bocciatura pure per l’insegnante, vuol dire che non ha saputo portare avanti chi ha bocciato. E così dovetti rifare la quinta elementare. L’estate la passai in una colonia ad Asiago diretta da Mario Rigoni Stern. li la televisione non veniva mai accesa, ma il signor Rigoni alla sera ci raccontava le sue storie che poi scrisse anche nei suoi libri. aspettavamo la sera proprio per sentire altre storie. In autunno tornai al collegio, un poco prima dell’inizio della scuola, avevo 10 anni ormai finii l’estate con gli altri ragazzi del collegio, un poco si andava a camminare, un poco ci portavano al Piave a nuotare. Credo che i preti capirono le mie difficoltà, ed infatti mi insegnarono anche ad andare in bicicletta, cosa che non avevo mai fatto. Rifeci la quinta elementare con qualche difficoltà, ormai avevo undici anni, la maestra odiava i ragazzi orfani e ci riteneva inferiori agli altri, ma alla fine fui promosso, mi dispiace per quella maestra, che mi aveva dimostrato essere solo razzista ed incapace ad insegnare, ricordo che durante le sue lezioni si perdeva a raccontare le sue cose perdendosi in storie che ci facevano solo venire sonno e non ci aiutavano certo nell’apprendimento delle materie. nelle ore che avevo libere cominciai a girare per treviso imparando a conoscerla, ed imparando un poco ad essere indipendente. Dentro il collegio invece ero amico di tutti, e di indole forse troppo buona. stavo diventando adolescente ormai, ed all’interno dell’istituto, amavo molto fare ginnastica e palestra, ero molto agile, avevo un fisico asciutto e forte malgrado fossi piccolo per la mia eta’. Ero pero’ una frana nel calcio, e quindi quando giocavo, riuscivo persino a fare autogol…. ma poi piano piano imparai, ed in difesa diventai bravo, ma il calcio non sarebbe mai stato il mio sport preferito. Diventai bravino persino nel calcio, ed un anno partecipammo ad un campionato con squadre di altri paesi vincendo il campionato, con grande soddisfazione, noi, considerati degli extracomunitari inferiori, riuscimmo a vincere contro squadre molto forti, dimostrando con orgoglio che non eravamo inferiori a nessuno. L’anno successivo feci pure la prima media,ma qui trovai diversi professori che ci trattavano male perché eravamo di un collegio per orfani…Una professoressa di matematica, ci trattava con maleducazione, e non ci aiutava, anzi faceva di tutto per metterci in difficoltà lo stesso la professoressa di italiano. La prima media fu terribile, e non vedevo l’ora di finirla. Ricordo che facevo fatica anche con il latino….ma per quanto chiedessi alla professoressa di rispiegarmi perché non avevo capito, ella mi diceva di studiare a casa sul libro, e quindi in latino ero pessimo,sopratutto nelle grammatica, non riuscivo a capire le regole. La prima media fu un poco strana, i miei compagni di classe di Treviso, praticamente non li frequentavo, anche perché raramente ci parlavamo, durante la ricreazione riuscivo a parlare con gli altri ragazzi dell’istituto, ma i miei compagni di classe non mi rivolgevano nemmeno la parola, questo succedeva a me ma anche agli altri ragazzi del collegio che venivano nella mia scuola. L’estate come sempre la passavo dagli zii, e finalmente una sera mi venne a trovare anche mio papà che ormai io non conoscevo nemmeno, abitava poco lontano, e con lui era tornato per un periodo di ferie, anche mio fratello, mio papa viveva in una casetta piccolina con una cucina, grande che faceva anche da salotto, ed una camera, rimasi poco tempo con loro, e perché dovetti tornare in collegio, per andare a scuola, mio fratello mi accompagno’ a prendere la corriera per tornare a scuola, e quindi mi dimenticai molto presto di loro. Ero anche molto dispiaciuto, di solito passavo l’estate con mio cugino, a cui ero molto affezionato, quell’estate invece la dovetti passare con mio papa’ che era impegnato con i suoi lavori e con mio fratello che era a casa molto poco, perché ne approfittava per uscire con gli amici, visto che poi sarebbe dovuto tornare in Svizzera al suo lavoro. Mio fratello poi non fece nulla per avvicinarsi e conoscermi, quindi malgrado io lo amassi perché era mio fratello, lo vedevo come uno sconosciuto e non stavamo molto assieme, era come se fosse un estraneo per me, questo mi allontanò molto da lui, mentre mio padre mi portava con se spesso, e passavo molto tempo vicino a lui che lavorava.